Tutto è iniziato così...
Dicembre 2006, avevo 26 anni e 4 mesi. Dopo 5 lunghi anni passati a Milano, mi ero finalmente trasferito nella mia città preferita, Roma. Mi ero accorto da qualche settimana che qualcosa in me non andava. Mal di testa frequenti, cuore a mille e senso di sete frequentissimo con conseguenti copiose menzioni. Ignaro di cosa mi stesse accadendo, ritenni opportuno andare da un urologo che mi visitò e dicendomi che alla prostata è tutto a posto. Ma non si fida e per essere sicuro, mi da delle analisi da fare. Tra queste sangue, urine ed un’ecografia addominale. Ed ecco la sorpresa: creatinina, azotemia, potassio e fosforo fuori range e reni di dimensioni ridotte rispetto alla norma. Il doc mi consiglia di andare da un Nefrologo. “Un Nefrologo? E che è??” Questo ci siamo chiesti in famiglia. Lo scoprii presto. Andai, pensando di risolvere tutto con una semplice cura. E invece no. Il responso fu “Insufficienza Renale cronica ed Ipertensione Arteriosa”. Ecco quello che avevo. Pian piano vengo approcciato alla fantomatica “dieta aproteica”, un vero supplizio. Persi grazie ad essa, qualcosa come 10 chili. La faccio per 5 lunghi mesi durante il quale continuai a lavorare. 1° giugno 2007, mi ricoverano in ospedale in quanto ultimamente avevo un po mollato la presa. Avevo le caviglie gonfissime e le ultime analisi erano andate malino. Oramai mi ero già proiettato verso l’eventualità della dialisi e mi ero reso conto che oramai non aveva più senso violentarmi con quell’alimentazione così tremendamente insipida ed inaccettabile. Due lunghe settimane presso il Civile di Caserta, durante il quale mi innestano un catetere femorale per cominciare a dializzare. Partito con l’idea di voler proseguire con la peritoneale, scopro la propensione per la extracorporea. Cambio idea dopo un paio di dialisi, facendolo presente ai medici la sera prima del giorno in cui era previsto l’innesto del tubicino. In effetti non la presero bene ed un un pò s’incazzano pure, ma ovviamente compresero la scelta. Mi viene praticata la FAV all’avambraccio sinistro. Ricordo ancora la sofferenza atroce durante l’intervento. Il picco di dolore fisico più alto di tutta questa vicenda. Mi dimettono e comincio a dializzare presso un centro privato situato nella mia città. Da allora è cominciata la mia lunga convalescenza, dovuta al fatto che per il mio lavoro questa malattia è causa inabilitante al servizio, almeno sino al trapianto. Da allora la mia vita si muove su tre strade:
- eseguire le dialisi (giorni dispari mattina);
- fare l’occorrente per ottenere e mantenere l’idoneità alle liste;
- disbrigare le pratiche per il riconoscimento della causa di servizio.
Aspettando la fatidica telefonata.
- eseguire le dialisi (giorni dispari mattina);
- fare l’occorrente per ottenere e mantenere l’idoneità alle liste;
- disbrigare le pratiche per il riconoscimento della causa di servizio.
Aspettando la fatidica telefonata.
Commenti
Rock on, hero!
In bocca a lupo!
misa