Decompression Period

Potrei stare qui per ore, a vagheggiare, a sproloquiare, a raccontare cose che non ho mai visto, ma purtroppo non posso. Sto cercando una strada.
Inventarsi una vita, dall’oggi al domani, è una cosa che mi sta devastando l’esistenza. Cerco di trovare una continuità tra quello che ero e quello che mi aspetta, ma non incontro nulla, se non quell’inquietudine che ho sempre avuto, che mi ha spinto comunque a chiedere, a cercare, ad essere quel bambino curioso e giocherellone con le idee da grande, idee troppo pesanti per i suoi anni, così intensamente vissuti e così maledettamente sprecati alla luce di quello che è poi successo.
Sto perdendo l’interesse per le cose che mi sono sempre piaciute. La fragilità del mio stato di salute s’accompagna con quella dello spirito, che lentamente va decadendo. Un tempo avevo una corazza, un’armatura faticosamente forgiata col sudore delle sconfitte e delle vittorie. Di quella è rimasto oramai qualche sparuto brandello che, giorno dopo giorno, vedo cadere a pezzi via via lungo il cammino.
Una malattia è come una cassa armonica. Da qui dentro vedi tutto amplificato. Un sorriso diventa presto un caldo scialle di speranza ed una parola detta male, un limbo in cui espiare ogni sorta di forma di depressione. L’altalena furiosa degli sbalzi d’umore è devastante. Riesco a malapena a proteggere gli affetti dalle mie ondate paranoiche di rabbia mista a rassegnazione e malinconia, folate che cerco di abortire dentro, un po’ per abitudine, un po’ per martirismo, come se attraverso l’espiazione di quelle sensazioni forti potessi raggiungere un non precisato stato di grazia, capace di acquietare la furia dei miei sensi.
Purtroppo non piango mai, anzi, piango raramente. Ecco perché tutto dentro di me si trasforma in rabbia. Se sto così non riesco a somatizzare, non ci riesco a scherzare su, non posso distogliere il pensiero per concentrarmi su altre cose. Ogni volta che qualcuno prova a darmi speranza o a rincuorarmi, provo un senso di fastidio che risveglia quella rabbia, come un mostro iracondo che si desta dal sonno e che riesco a tenere a bada lanciandogli tra le fauci illusioni di marzapane.
Perdo pezzi quindi. Molti li perdo, alcuni se ne vanno per colpa dei miei sbagli. Ho imparato che è molto piu facile capire i problemi degli altri per consigliarli di conseguenza, piuttosto che dare aiuto se stessi. Il solo suggerimento che riesco a darmi ogni giorno, ogni volta, ad ogni istante, è quello di estraniarmi da tutto e da tutti per conoscere a fondo e affrontare meglio “il mostro”. Ed è quello che sto facendo anche in questo istante.
Ognuno a questo mondo, vive e combatte la vita e la morte a modo suo.

Commenti

M4nnishBoy ha detto…
Dai che sei "Hard as a rock" (AC/DC);)!!!

Cià Rudò ci vediamo ven prossimo :)

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